Nella pratica clinica giornaliera, una delle patologie più frequenti è l’ ernia discale.
L’ approccio a questa patologia è stato per molti anni l’ intervento chirurgico. Neurochirurghi e ortopedici si sono prodigati per anni ad asportare parzialmente o totalmente i dischi incriminati nella compressione della radice del nervo o del midollo stesso. Dopo tutti questi anni d’interventi si è visto che troppo spesso la patologia tende a recidivare o addirittura la cicatrice interna produce effetti peggiori dell’ernia stessa. Attualmente la tendenza degli addetti ai lavori è quella di sottoporre il paziente ad una terapia d’urto con cortisonici che hanno il compito di “sgonfiare” il disco, accompagnata ad un periodo di riposo più o meno lungo. E’ in questa fase che può essere utile l’ozonoterapia periganglionare con TC guidata, che consente di arrivare con un ago sotto il controllo assistito della tomografia nel punto desiderato, iniettando un cocktail di ozono e cortisone ( nel 75% dei casi porta ottimi risultati ). Quindi con la scomparsa della fase acuta, comincia una ripresa graduale delle attività. In un secondo tempo sarà necessario restituire la giusta elasticità alla colonna. Inizialmente l’unico sport praticabile è il nuoto. Poi lentamente si possono reintrodurre tante attività sportive che potrebbero sembrare impensabili ( per esempio : SCI ). Dopo circa un anno il paziente ha recuperato ” quasi ” del tutto, rimane opportuno evitare sforzi pesanti che peraltro non sono consigliati anche ai soggetti che hanno seguito l’iter chirurgico. Raramente durante la prima fase alcuni pazienti non riescono ad arrivare ad un miglioramento tale che renda sopportabile il quadro clinico. Questi pazienti e solo questi vengono indirizzati a seguire l’iter chirurgico. Il mio compito è semplicemente quello di “raccogliere” ( alle volte nel senso letterario della parola ) il paziente ed accompagnarlo nel dedalo della diagnostica e delle terapie, supportandolo con trattamenti osteopatici ( manuali ) che favoriscono la decoaptazione delle vertebre e la conseguente liberazione del disco. In alcuni casi i pazienti necessitano di un reset posturale che consente di modificare le spinte negative sul disco stesso, favorendo il suo recupero. In un secondo tempo dedicheremo la manualità al recupero dell’elasticità della colonna.
Dall’inizio dell’anno (2011) abbiamo associato la TECAR per il recupero dell’elasticità e per ridurre le terapie cortisoniche della prima fase con risultati eccellenti.